CNR POTENZA COLLABORA A VOLUME SUL MONDO NASCA

punti apici 27.03.2017 ore 13:40
AGR
AGR Il mondo Nasca, la sua storia e i suoi tesori, svelati dalle attività di scavo e ricerche nell’area archeologica peruviana, sono ora raccolti nel volume ‘Ancient Nasca world. New insights from science and archaeology’, che è stato presentato venerdì 24 marzo presso la sede del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) a Roma.

Il libro raccoglie l’ultradecennale e innovativa esperienza della ricerca italiana in Perù presso la missione archeologica ‘Proyecto Nasca’ e la missione scientifica ‘Itaca’ dell'Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) e dell'Istituto di metodologie per l'analisi ambientale (Imaa) del Cnr, presenti a Nasca rispettivamente dal 1982 e dal 2007.

Il volume, edito da Springer, è curato da Rosa Lasaponara (Imaa) e Nicola Masini (Ibam) del Cnr di Potenza e da Giuseppe Orefici, archeologo del Centro italiano studi e ricerche archeologiche precolombiane (Cisrap) di Brescia.

“La collaborazione tra Cnr e Proyecto Nasca ha consentito di sviluppare nuove idee e ipotesi sulla cultura Nasca in rapporto alla percezione e gestione dell'ambiente, tra i più difficili e imprevedibili al mondo”, spiega Masini, direttore di Itaca. “Nasca e il sito della capitale teocratica di Cahuachi sono due casi di studio emblematici per capire come l'uomo sia riuscito a sfruttare con ingegno le poche risorse che l'ambiente e il clima di uno dei luoghi più aridi al mondo gli concedevano”, aggiunge Lasaponara.

“Cahuachi, sulla costa meridionale del Perù, fu il maggior centro cerimoniale della civiltà Nasca dal III secolo a.C. fino al VI secolo d.C. Le straordinarie piramidi fanno parte di circa 30 diversi gruppi costruttivi, dove si realizzavano rituali collettivi e attività di sacrificio”, spiega Giuseppe Orefici, direttore del Proyecto Nasca. “Le ricerche hanno permesso di conoscere in particolare le caratteristiche politiche sociali ed economiche di una delle culture più importanti della Costa Sud del Perù precolombiano. Il progetto, grazie anche all’appoggio del Ministero degli Esteri, ha affiancato all’indagine archeologica un programma di valorizzazione degli edifici e delle aree di scavo, per renderle fruibili ai visitatori. La collaborazione tra Proyecto Nasca e Itaca, attraverso indagini archeogeofisiche e di telerilevamento, ha permesso di individuare numerose anomalie nel tessuto costruttivo e del suolo oggetto di ricerca”.

Altro studio di particolare rilievo riportato nel libro è quello dei geoglifi della Pampa de Atarco, che ha aggiunto ulteriori importanti elementi alla interpretazione delle linee di Nasca. “I geoglifi, per lo più geometrici, meandriformi e spiraliformi, facevano parte - con i corridoi labirintici all'interno delle piramidi e le antistanti plazas hundidas - di un sistema di percorsi rituali e cerimoniali che riflettevano la struttura gerarchica della società Nasca, al cui vertice vi erano i sacerdoti”, dice Orefici.

“Il rilievo dei geoglifi, condotto con l’ausilio di metodi di analisi spaziale ed elaborazione di dati satellitari multi spettrali, ha inoltre evidenziato la presenza di linee e centri radiali con direzioni allineate verso gli equinozi e i solstizi, e di motivi irregolari che seguono tracce di antichi torrenti e inondazioni disegnando sulla Pampa una sorta di paesaggio fluviale: un evidente riferimento all'acqua e agli acquedotti che funzionavano grazie al sistema delle gallerie filtranti note come puquios”, precisa Masini. “Le indagini su questi acquedotti, caratterizzati da grandi pozzi di forma quadrata o spiraliforme, hanno consentito di identificare tre puquios che si aggiungono ai 35 già noti, situati nel bacino del Rio Nasca”, spiega Rosa Lasaponara. “Questi antichi acquedotti sono ancora utilizzati, a dimostrare come gli antichi Nasca abbiano saputo creare un’efficace rete idrica che ne ha favorito lo sviluppo socio-economico”. Le stesse metodologie e tecnologie hanno contribuito a diversi ritrovamenti archeologici, tra cui una piramide in terra cruda nel Monticolo Sud, in corso di restauro.

Gli ultimi due capitoli sono dedicati al problema degli scavi clandestini e alle azioni vandaliche che, specie nell'ultimo decennio, hanno danneggiato perfino le Linee di Nasca, patrimonio mondiale dell'umanità. “L'osservazione satellitare condotta dal Cnr ha portato a constatare il notevole danno causato da veicoli fuori strada, soprattutto nei due anni nei quali il Rally Parigi-Dakar è passato anche per la Pampa di Nasca”, conclude Nicola Masini. Il volume contiene altri contributi sulla cultura e l’arte dei Nasca: tessuti, musica e ceramica policroma, quest’ultima indagata attraverso analisi Xrd e Pixe-Alpha dell’Ibam-Cnr di Catania.

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