Accolta unanimemente la sollecitazione del presidente De Filippo a rimuovere disparità di trattamento tra gli ex lavoratori dei consorzi agrari. In Basilicata interessate 11 persone.
La Conferenza delle Regioni ha accolto unanimemente la sollecitazione del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo un materia di personale degli ex Consorzi agrari che attende il reinserimento nel mondo del lavoro.
Il governatore lucano, in particolare, ha sottolineato la necessità di un intervento legislativo per modificare, ampliandoli, i parametri di accesso alla platea dei beneficiari della legge 410/1999. Quella norma che ha modificato l’ordinamento dei consorzi agrari, ha previsto la possibilità di “ricollocazione presso enti pubblici e privati” per “i lavoratori dipendenti dei consorzi agrari in servizio alla data del 1o gennaio 1997 e successivamente collocati in mobilità e per i lavoratori che, in base ai piani di riorganizzazione aziendale, non rientrano nell'organico aziendale”. La data del Primo gennaio 1997 ha creato però una situazione di disparità tra i lavoratori dei consorzi successivamente finiti in difficoltà con persone che lavoravano fino al giorno prima fianco a fianco e che il giorno dopo si sono viste, l’una, assorbita nella pubblica amministrazione, l’altra lasciata senza un lavoro.
Nel caso della Basilicata e della vicenda del suo consorzio Agrario, questa norma ha consentito di essere ricollocati nel pubblico impiego a 36 lavoratori sui 53 in organico all’ex Consorzio agrario e ancora oggi in 11 sono senza un lavoro. Analogamente la situazione, a livello nazionale vede appena una qualche decina di lavoratori esclusi dai benefici della norma.
Per estendere la possibilità di accesso anche agli altri lavoratori alcuni parlamentari hanno presentato un emendamento al decreto Milleproroghe, non approvato e trasformato poi in un ordine del giorno al Governo “nonostante risultasse assolutamente neutro per la finanza statale”.
“Si tratta di un problema di facile soluzione – ha spiegato De Filippo – che serve anche a ristabilire un criterio di equità e non comporta oneri per lo Stato”. E accogliendo l’Invito, la Conferenza delle Regioni si è impegnata a porre la questione nell’ambito delle interlocuzioni con il Governo.