Convegno del Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Vincenzo Giuliano, su “Tutela volontaria e tutela sociale: opportunità e sfide”
Da decenni ormai, ma negli ultimi tempi con frequenza parossistica, giunge ai nostri occhi il fenomeno dei natanti che, in numero di centinaia al giorno, attraversano il Mediterraneo per giungere sulle nostre coste. La migrazione di centinaia di migliaia di persone, che deliberatamente mettono a rischio la loro vita nell’attraversamento del “mare nostrum” e lungo gli interminabili percorsi dei Balcani, pur di sfuggire alla miseria, alle fame, alle guerre nei loro Paesi di origine, sostenuti solo dalla forza di una grande speranza, si presenta in tutta la sua gravità: quella di poter ricostruire la propria vita in una nuova terra accogliente e amica.
E tra quei migranti, ci sono anche bambini ed adolescenti, che pur nella loro inconsapevolezza, condividono con i loro genitori, parenti e amici le prospettive della speranza e ne accettano anche tutti i rischi, che l’incognita del futuro comporta. Come pure bambini, bambine, ragazzi, ragazze e adolescenti che viaggiano da soli, senza alcuna compagnia, senza alcun sostegno amico o familiare, portandosi nel cuore la lacerazione dell’abbandono della terra natia e della famiglia di origine, sostenuti solo dalla speranza di poter realizzare il sogno che li anima: costruire un futuro migliore, diverso dalla triste realtà che sono stati costretti a lasciare.
Non c’è alcun dubbio, in tutto l’occidente, e in particolare nel nostro Paese, essi hanno intravisto l’esistenza di condizioni di vita che fondano la speranza di un futuro migliore per ogni persona, senza alcuna distinzione di condizioni personale, e ciò ha acceso la loro speranza ed li ha sostenuti nell’affrontare i rischi del cammino. E quando vi giungono, trovano una condizione di vitale importanza: trovano uno Stato e una società che riconoscono i loro diritti come persone umane, i loro diritti individuali e collettivi.
Ai minori stranieri non accompagnati, dall’ordinamento legislativo italiano, sono riconosciuti ulteriormente due diritti: l’accoglienza e l’integrazione. L’accoglienza, in sostanza, viene riconosciuta con il rilascio del permesso di soggiorno per minori di età. Per quanto poi riguarda il diritto all’integrazione, nell’ordinamento legislativo italiano è assicurata la piena garanzia dell’assistenza sanitaria ed è riconosciuto il diritto all’istruzione e alla formazione; quest’ultimo diritto con l’adozione di specifiche misure intese a favorire l’assolvimento dell’obbligo scolastico e l’inserimento nel mondo del lavoro al compimento del 18° anno di età. All’ordinamento italiano, volto ad assicurare la tutela e la protezione dei minori stranieri non accompagnati, di tutti e di ciascuno di essi, senza alcuna eccezione si inserisce ed integra un ordinamento a livello europeo e internazionale, che non solo rispecchia ed accoglie tutte le istanze presentate da questa particolare classe di migranti, ma interviene anche ad integrare la struttura dei servizi offerti e a sostenere finanziariamente gli interventi e i programmi posti in essere a favore di questa categoria di minori. Di grande rilevanza sono a tale proposito i Regolamenti del Parlamento europeo e del Consiglio, riguardanti le politiche regionali, con particolare riferimento al Regolamento (UE) 2021/1060 con cui è stabilito il ‘quadro di azione’ del Fondo Europeo di sviluppo regionale (FESR), del Fondo Sociale Europeo (FSE), del Fondi di Coesione e, in particolare, del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), In particolare, in quest’ultimo Fondo, il FAMI, si fissano gli obiettivi strategici e le regole di programmazione, di sorveglianza , di valutazione, di gestione e di controllo per l’utilizzo dei fondi dell’Unione.
Ma perché il funzionamento e l’efficacia di un così vasto e complesso ordinamento istituzionale riguardante i minori non accompagnati possa trovare piena e concreta attuazione nella vita quotidiana di questi ragazzi, non possiamo non interrogarci su alcune questioni molto concrete, domandandoci:. “Come si registra e come si esprime nella nostra realtà regionale questo fenomeno che, senza dubbio, può essere considerato epocale per la sua dimensione e vastità? Qual è l’entità di questo fenomeno in Basilicata? Così come è organizzato, qui in regione, il sistema di accoglienza e di protezione dei minori non accompagnati dà i suoi frutti? Quanto alla valutazione del fenomeno nella sua dimensione quantitativa in Basilicata, si registra che nel periodo 1° luglio 2022 – 30 giugno 2023, i minori stranieri non accompagnati sono stati censiti nel numero di 533 unità, dei quali 492 sono maschi e 41 di sesso femminile. Quanto ai luoghi di provenienza, sono in netta prevalenza i minori provenienti dall’Egitto; una presenza consistente proviene dal Gambia, dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio. Ci sono anche presenze di minori provenienti dal Bangladesh e, negli ultimi mesi, dall’Ucraina, a causa della guerra. Quanto alle minori straniere non accompagnate, la massima parte giunge dall’Eritrea; seguono quelle che provengono dalla Guinea, dal Camerum e dalla Costa d’Avorio.
E' interessante notare che, in riferimento alle fasce d’età, si conferma la prevalenza dei 17enni e, rispetto al 2022, si registra un forte incremento dei 15enni e dei 16enni. Coloro che hanno compiuto il 18 anno di età nel corso del 2022 sono stati in numero di 60 (17%). Questa la dimensione quantitativa del fenomeno dei minori non accompagnati in Basilicata nel periodo considerato. Occorre ora precisare l’assetto qualitativo e quantitativo delle presenze per poterne comprendere le dinamiche che ne determinano gli aspetti organizzativi ed operativi, che incidono poi sulla struttura e sul funzionamento dei servizi ad essi riservati. A tale proposito va subito precisato che su 533 unità di presenza rilevate ed assegnate alla Basilicata, n. 353 sono stati i provvedimenti di archiviazione, di cui n. 276 (pari al 78,2%) si sono allontanati volontariamente, mentre il 17% ha raggiunto il limite della maggiore età. Il fatto più eclatante del totale di 533 minori solo 14 sono stati autorizzati al prosieguo amministrativo in Basilicata. Stante questa situazione non possiamo né dobbiamo sfuggire ai molti interrogativi che sorgono spontanei! Per quali motivi il 66, 2%, pari a n. 353 unità sono stati provvedimenti di archiviazione? E perché di questi 353 unità l’80%, pari a 276 ragazzi dei minori non accompagnati assegnati alla Basilicata, se ne è andato via? È plausibile pensare che tutti i 276 ragazzi che sono andati via volontariamente e liberamente l’abbiano fatto per libera, informata e motivata scelta; ma é anche possibile ritenere che qualche responsabilità sia da attribuite al Sistema di accoglienza e d’integrazione operante in Basilicata. Insomma, è legittimo, se non proprio doveroso, andare alla ricerca di eventuali nostre responsabilità, come Istituzioni regionali e locali della Basilicata? Qual è la struttura complessiva costruita dalla citata Legge n. 47/2017, cui è demandata la concreta attuazione dei servizi volti a portare a piena attuazione i diritti riconosciuti a questi minori.
A tal proposito, è illuminante rileggere testualmente il comma 3. dell’articolo 14, – Diritto alla salute e all’istruzione, della citata legge n. 47/2017: “3.A decorrere dal momento dell’inserimento del minore nelle strutture di accoglienza, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e le istituzioni formative accreditate dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano attivano le misure per favorire l’assolvimento dell’obbligo scolastico, ai sensi dell’articolo 21, comma 2, del Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, e formativo da parte dei minori stranieri non accompagnati, anche attraverso la predisposizione di progetti specifici, che prevedano, ove possibile, l’utilizzo o il coordinamento dei mediatori culturali, nonché di convenzioni volte a promuovere specifici programmi di apprendistato. Le amministrazioni interessate provvedono all’attuazione delle disposizioni del presente comma nei limiti delle risorse finanziarie, strumentali ed umane disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi a maggiori oneri per le finanze pubbliche”.
Ad integrazione e a sostegno dell’ordinamento legislativo ed amministrativo italiano, è opportuno riportare quanto previsto nell’ordinamento europeo in materia di tutela sui minori stranieri non accompagnati, e per i metodi di intervento ivi indicati e consigliati e per le risorse finanziarie aggiuntive che sono rese disponibili. Infatti, al punto15 dei ‘considerando’ descritti nella narrativa del Regolamento (UE) 2021/1057 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021, che istituisce il Fondo Sociale europeo Plus (FSE+) e che abroga il Regolamento (UE) n. 1296/2013, si legge: “(15) Il sostegno erogato dal FSE+ dovrebbe essere impiegato per promuovere la parità di accesso per tutti, in particolare per i gruppi svantaggiati, e un’istruzione e a una formazione di qualità, non segregate e inclusive, dall’educazione e cura della prima infanzia – dedicando nel contempo particolare attenzione ai minori provenienti da contesti economici svantaggiati – attraverso l’istruzione e la formazione generale e professionale, in particolare gli apprendistati, fino al livello terziario, e attraverso l’istruzione, la formazione e l’apprendimento degli adulti, anche attraverso attività culturali e sportive. Il FSE+ dovrebbe fornire un sostegno mirato ai discenti in difficoltà e ridurre le disparità nel campo dell’istruzione, compreso il divario digitale, prevenire e ridurre l’abbandono scolastico, promuovere la permeabilità tra i settori dell’istruzione e della formazione, rafforzare i legami con l’apprendimento formale e informale e facilitare la mobilità ai fini dell’apprendimento per tutti e l’accessibilità per le persone con disabilità. … omissis … “.
Come si ricava dai brevissimi cenni appena riportati, il disegno ideale che è costruito nell’Ordinamento legislativo italiano e nella Regolamentazione europea in materia di tutela e protezione dei minori stranieri non accompagnati è di un’ampiezza strategica grandiosa e di un impegno programmatico realmente notevole. Si noti che il citato comma 3 dell’art. 14, L. n. 47/2017, per l’attuazione degli obiettivi della legge, in attuazione dei principi costituzionali della sussidiarietà e della differenziazione, non solo richiama il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado ma coinvolge anche le Regioni nelle sue istituzioni formative e gli Enti territoriali. Il testo della legge si spinge ben oltre a indicare, quasi a suggerire le cose da fare sul piano programmatico come su quello operativo, infatti esso indica espressamente “la predisposizione di progetti specifici, che prevedano, ove possibile, l’utilizzo o il coordinamento dei mediatori culturali, nonché di convenzioni volte a promuovere specifici programmi di apprendistato”. Ecco: “progetti specifici” e “specifici programmi di apprendistato”, e siamo alle tipologie degli interventi da mettere in atto a favore dei minori non accompagnati e per la piena attuazione di lori diritti e per fondare su basi sicure il loro futuro nelle nostre società.
È legittimo allora chiederci: ma, queste cose sono state fatte realmente? E come mai davanti a tutti i supermercati trovi sempre il ragazzo che, in ogni ora ma specialmente in mattinata, sta lì a porgere il suo palmo di mano nel chiedere l’elemosina? E, nel particolare della nostra Regione, richiamando l’entità dei minori assegnati ma che hanno preferito allontanarsi volontariamente, 353 provvedimenti di archiviazione e di questi 276 andati via verso altri lidi su 533 presenze rilevate nel periodo annuale considerato; è pensabile che succeda questo in Basilicata, una regione che negli ultimi venti anni ha perduto 70.000 abitanti? E' accettabile che in Basilicata, una Regione ricca di risorse del sottosuolo (petrolio, gas, ecc), del suolo (acqua e boschi) e dell’aria (il 25% della produzione di energia elettrica da fonti eoliche si fa in questa regione) e con 10.000 posti di lavoro non coperti in tanti settori; è mai comprensibile che trovano spazio qui da noi solo 14 minori non accompagnati? La Basilicata nei tempi passati ha offerto accoglienza e sostentamento a migranti che giungevano da ogni parte, specie da tutto il Mediterraneo: normanni, svevi, longobardi albanesi, marocchini, saraceni, greci, rumeni, bulgari; ucraini; oggi questa terra non riesce ad assicurare neanche un tutore visto che su 197 formati solo 34 hanno accettato (bisognerebbe far partire il rimborso ai tutori, previsto con decreto, delle spese di viaggio per gli adempimenti connessi alla tutela volontaria).
E' incredibile che oggi, davanti a questo sconvolgimento epocale che si sta verificando nel mondo intero, questa regione non riesce ad offrire spazio a qualche centinaio di ragazzi migranti soli e abbandonati a se stessi. Come si concilia questa situazione di rigetto di nuovi migranti in una regione nella quale il problema del decremento demografico è assurto a questione vitale, una regione che ha una densità di popolazione di 55 abitanti per chilometro quadrato? E' indispensabile ripartire. E' doveroso per la Regione e per le Istituzioni locali ripartire da qui: dall’accoglienza dei migranti e in particolare, dall’accoglienza e dalla tutela e protezione dei diritti dei minori stranieri non accompagnati. Ed è necessario che nella nostra regione si costituisca un ‘sistema integrato di accoglienza, tutela e protezione’, a forte connotazione regionale. Per le nostre istituzioni pubbliche deve essere considerato dovere imprescindibile attuare realmente le indicazioni fornite dal testo legislativo quali forme di intervento programmatico ed operativo:
“predisporre progetti specifici” che garantiscano la concreta fruizione di servizi scolastici e formativi ai minori non accompagnati;
“Predisporre progetti specifici” che prevedano l’utilizzo e il coordinamento dei mediatori culturali;
“promuovere specifici programmi” di apprendistato.
E' questa una missione che non attiene solo al governo regionale; è una missione alla quale siamo chiamati tutti a partecipare e a impegnarci.