PEDICINI (M5S): INTERROGAZIONE A UE SU CENTRALE MERCURE



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Piernicola Pedicini, come primo firmatario, e altri cinque portavoce eurodeputati del M5S hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea sulla riconversione a biomasse della Centrale elettrica del Mercure situata nel Parco nazionale del Pollino tra la Calabria e la Basilicata.
Pedicini e gli altri europarlamentari chiedono alla Commissione europea quali azioni intende attivare considerato che il progetto è in contrasto con tre normative comunitarie: la 79/409/Cee e successive modifiche, la 2011/92/Ue e la 92/43/Ce.
I portavoce pentastellati elencano una serie di motivazioni che dovrebbero spingere l’organismo internazionale ad intervenire: “la Centrale si trova nel Parco del Pollino che è una Zona di Protezione Speciale (Zps) tutelata dalla Direttiva 79/409/Cee e successive modifiche; l’Enel sta riattivando una centrale obsoleta dal 1997, riconvertendola a biomasse e quindi con la necessità di doverla alimentare con enormi quantità di legno che provocherebbe un impatto insostenibile per la biodiversità del Parco; l’ente Parco Nazionale del Pollino ha dato parere negativo al progetto che è anche stato ripetutamente bocciato da vari provvedimenti della magistratura italiana; i mezzi d’informazione hanno denunciato il pericolo di infiltrazioni criminali, in quanto il principale fornitore delle biomasse all’Enel è stato più volte sottoposto a provvedimenti restrittivi antimafia per la frequentazione con ambienti della malavita calabrese; il progetto non soddisfa le richieste previste dalla normativa comunitaria, nella fattispecie la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) come enunciate dalla Direttiva 2011/92/Ue; il progetto non menziona l’impatto nocivo delle emissioni sulla salute della popolazione e sulle ripercussioni negative sul turismo e l’agricoltura dell’area”.
“E’ evidente – sottolinea Pedicini - l’assoluta incompatibilità dell’impianto con un territorio il cui patrimonio insostituibile è costituito dalle risorse ambientali, dal paesaggio, dalla biodiversità. Un patrimonio messo a rischio dalla realizzazione di un impianto industriale che, in cambio di pochi posti di lavoro, comprometterebbe molte delle possibilità di sviluppo di un’area in cui molte più opportunità di occupazione, soprattutto giovanile, potrebbero arrivare dall’economia verde, dal turismo, dalla valorizzazione delle produzioni tipiche. Bisogna abbandonare il progetto di riconversione – conclude il portavoce del M5s – e rispettare le istanze di un’intera comunità che pretende giustamente la salvaguardia del proprio territorio, dell’ambiente e del primario diritto alla salute”.
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Pedicini e gli altri europarlamentari chiedono alla Commissione europea quali azioni intende attivare considerato che il progetto è in contrasto con tre normative comunitarie: la 79/409/Cee e successive modifiche, la 2011/92/Ue e la 92/43/Ce.
I portavoce pentastellati elencano una serie di motivazioni che dovrebbero spingere l’organismo internazionale ad intervenire: “la Centrale si trova nel Parco del Pollino che è una Zona di Protezione Speciale (Zps) tutelata dalla Direttiva 79/409/Cee e successive modifiche; l’Enel sta riattivando una centrale obsoleta dal 1997, riconvertendola a biomasse e quindi con la necessità di doverla alimentare con enormi quantità di legno che provocherebbe un impatto insostenibile per la biodiversità del Parco; l’ente Parco Nazionale del Pollino ha dato parere negativo al progetto che è anche stato ripetutamente bocciato da vari provvedimenti della magistratura italiana; i mezzi d’informazione hanno denunciato il pericolo di infiltrazioni criminali, in quanto il principale fornitore delle biomasse all’Enel è stato più volte sottoposto a provvedimenti restrittivi antimafia per la frequentazione con ambienti della malavita calabrese; il progetto non soddisfa le richieste previste dalla normativa comunitaria, nella fattispecie la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) come enunciate dalla Direttiva 2011/92/Ue; il progetto non menziona l’impatto nocivo delle emissioni sulla salute della popolazione e sulle ripercussioni negative sul turismo e l’agricoltura dell’area”.
“E’ evidente – sottolinea Pedicini - l’assoluta incompatibilità dell’impianto con un territorio il cui patrimonio insostituibile è costituito dalle risorse ambientali, dal paesaggio, dalla biodiversità. Un patrimonio messo a rischio dalla realizzazione di un impianto industriale che, in cambio di pochi posti di lavoro, comprometterebbe molte delle possibilità di sviluppo di un’area in cui molte più opportunità di occupazione, soprattutto giovanile, potrebbero arrivare dall’economia verde, dal turismo, dalla valorizzazione delle produzioni tipiche. Bisogna abbandonare il progetto di riconversione – conclude il portavoce del M5s – e rispettare le istanze di un’intera comunità che pretende giustamente la salvaguardia del proprio territorio, dell’ambiente e del primario diritto alla salute”.
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