Repertorio Vini di Basilicata

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Premessa

La vite ed il vino costituiscono da sempre un elemento vitale del paesaggio della Basilicata, la vendemmia e le altre operazioni di campagna hanno da sempre accompagnato il susseguirsi delle stagioni e scandito lo scorrere del tempo. Il vino costituisce la memoria storica di una regione, l'espressione più autentica dei valori di un territorio, magnifico strumento per veicolare la conoscenza della storia e della cultura dei luoghi di produzione.

L'elevata qualità raggiunta dai vini lucani è attestata dai numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, rappresenta il giusto riconoscimento per un eccellente lavoro svolto nelle vigne e nelle cantine, lavoro fatto di capacità imprenditive, di passioni, di sentimenti profondi che legano il produttore al prodotto.

Il Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale della regione Basilicata sta investendo importanti risorse con l'obiettivo di promuovere e guidare la crescita del settore nei prossimi anni, ben consapevole del suo ruolo di traino anche nei confronti delle altre attività economiche e rurali.

Questa pubblicazione rappresenta uno strumento per permettere ad un pubblico sempre più vasto di conoscere e apprezzare, attraverso i suoi vini, il patrimonio e la ricchezza di un'intera regione.

Donato Paolo SALVATORE
Assessore all'Agricoltura e Sviluppo Rurale
Regione Basilicata


VITIVINICOLTURA LUCANA

La coltivazione della vite in Basilicata ha origini antichissime, testimonianza della sua presenza ci portano agli Enotri e poi ai Lucani antichi popoli che abitarono l'Italia meridionale fin dal 1200 - 1300 A.C., infatti secondo gli storici l'Enotria era così chiamata per la qualità eccezionale del vino prodotto.
I Greci, alla fine del II millennio, iniziarono la colonizzazione dell'Italia meridionale dando origne a nuove comunità e promuovendo lo sviluppo del commercio con la madrepatria, sorsero così importanti centri sia in Campania che sul litorale ionico metapontino.
Le terre della Basilicata diventarono sede di vie di comunicazione e di trasporto delle merci.
I Greci furono portatori di nuove conoscenze infatti si deve ad essi l'introduzione di nuove varietà e forme di allevamento, ricordiamo l'alberello, ancora oggi usato in diverse zone della Basilicata, che meglio di altre si adatta ai climi caldi e siccitosi dell'Italia meridionale.
La tradizione vinicola nell'epoca romana trova conferma nelle citazioni di Plinio e Stradone.
Secondo alcuni studiosi il vino Aglianico del Vulture, prodotto nel nord-est della Basilicata, concorreva in maniera prevalente alla costituzione del Falerno, vino celebrato dai poeti dell'antichità classica come Orazio, nato proprio a Venosa, città lucana del Vulture.
L'intero territorio regionale è disseminato di testimonianze e reperti di quell'epoca che documentano la presenza della vite e l'eccellente qualità dei vini ottenuti.
La viticoltura della Basilicata ha vissuto, in seguito, periodi di alterne fortune ma ha sempre caratterizzato la cultura, il paesaggio e la vita quotidiana delle popolazioni; ne sono testimonianza le grotte adibite a cantine nella città di Barile, nel Vulture, a roccanova dove appunto si produce il "Grottino" nonchè le cantine scavate nella roccia calcarea nell'incantevole città di Matera, patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Oggi il settore sta vivendo un periodo di grande fermento e profonda trasformazione, la crescente richiesta di vini di qualità e il conseguente apprezzamento delle produzioni rappresentano un importante fattore di stimolo per nuove iniziative.
I vini lucani ormai sono apprezzati in tutto il mondo e l'Aglianico del Vulture, vino principe della Basilicata, figura stabilmente in cima alle classifiche stilate da esperti del settore.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva contrazione delle superfici vitate nonchè del numero delle aziende a cui è corrisposto un rilevante miglioramento qualitativo delle produzioni.

La Doc "Aglianico del Vulture", riconosciuta nel 1971, si realizza in un territorio che comprende 15 comuni a nord-est della regione; quest'area è caratterizzata dalla maestosa presenza del gruppo vulcanico del Vulture (1300 m. s.l.m.), totalmente ricoperto di vegetazione e di colture, in particolare castagneti, uliveti vigneti. Le sette cime del Vulture circondano i laghi di Monticchio e formano un panorama di grande fascino. In questo ambiente si è diffuso, in tempi assai remoti, il vitigno Aglianico, di chiara origine greca, introdotto in Italia all'epoca della fondazione di Cuma.
Il nome originario del vitigno è "Ellenico", in seguito trasformatosi in "Ellanico", poi "Allanico", infine durante la dominazione spagnola prese il nome "Aglianico".
Questo vitigno è caratterizzato da un germogliamento precoce e una vendemmia tardiva, che si svolge generalmente nella seconda metà di ottobre e trova le sue condizioni migliori di sviluppo tra i 200 e i 500 metri s.l.m..
Il terreno di elezione è di origine vulcanica, quindi ricco di potassio, elemento di cui la vite è assai esigente.
La forma di allevamento più diffusa è il guyot, è presente in minima parte il cordone speronato, mentre l'alberello è ormai limitato solo a piccole superfici, del tutto scomparsa è la forma di allevamento a capanno.

Oltre all'Aglianico sono presenti nella zona, in piccola parte, altri vitigni come l'Aglianicone, la Malvasia nera della Basilicata, la Malvasia bianca della Basilicata, ed il Moscato bianco di Basilicata.
Per la produzione dell'Aglianico del Vulture il disciplinare prevede l'utilizzo di sole uve Aglianico, con una resa per ettaro non superiore a 10 t, una gradazione alcolica minima naturale di 11,5% Vol. e un periodo di maturazione di un anno con l'immissione al consumo non prima del 1° novembre dell'anno successivo.

L'Aglianico del Vulture è un vino dal colore rubino, dal profumo delicato e caratteristico, ricco di estratto, alcolico, giustamente tannico, proprio in quest'area è riuscito a sviluppare una personalità particolare, ben distinguibile dagli altri Aglianici del Centro-Sud. Le differenze sono imputabili, oltre al tipo di terreno, alle forti escursioni termiche che conferiscono al vino una ricchezza di profumi unica.
La DOC “Terre Dell’Alta Val D’Agri” definisce un territorio di produzione limitato ai soli comuni di Viggiano, Moliterno e Grumento Nova, in provincia di Potenza, con vigneti che si estendono dai 650 metri s.l.m. del fondovalle fino agli 800 di media collina.
In questa zona importanti reperti storici conservati nel museo di Grumento Nova testimoniano la produzione e il commercio di vino lungo il fiume Agri gia all’epoca dei Romani.
In questo ambiente si sono adattati bene vitigni internazionali quali Merlot e Cabernet che convivono con quelli autoctoni Malvasia bianca di Basilicata, la Malvasia nera di Basilicata ed il Moscato bianco di Basilicata.

Spostandoci più a Sud lungo la Val d’Agri, sulla riva destra del fiume Agri e ai limiti del Parco Nazionale del Pollino, troviamo i comuni di Roccanova, Castronuovo di Sant’Andrea e Santarcangelo dove si produce il “Grottino di Roccanova”, vino che ha ottenuto il riconoscimento a IGT nel 2000.
Il vino viene prodotto e conservato in caratteristiche grotte scavate nella roccia arenaria e ubicate nel centro storico di Roccanova, da cui il nome “Grottino”. La IGT “Grottino di Roccanova” è riservata ai vini bianchi, rossi e rosati prodotti nei tre comuni della zona di origine con una o più varietà di uve idonee alla coltivazione nella provincia di Potenza.
Tra i vitigni più diffusi nella zona ritroviamo il Sangiovese, la Malvasia bianca di Basilicata, la Malvasia nera di Basilicata e il Moscato bianco di Basilicata.
La produzione massima consentita è di 10 t di uva per ettaro. La gradazione alcolica minima è fissata in 10,5% Vol. per i vini bianchi,e 11% Vol. per i vini rosati e rossi.

L’IGT “Basilicata” è riservata ai vini bianchi, rossi e rosati prodotti nell’intero territorio delle province di Potenza e Matera.
Il disciplinare di produzione prevede una resa massima per ettaro di 17 tonnellate di uva, una gradazione alcolica minima di 10,5% Vol. per i vini bianchi e 11% Vol. per rosati e i rossi.
Nell’ambito di questa IGT possiamo individuare un’ area che per storia, tradizione e diffusione della coltura dà origine a vini di particolare pregio, le Colline Materane.
Le origini della coltura della vite in questa zona, cuore della Magna Grecia, risalgono al periodo degli Enotri e dei Lucani, i Greci in seguito hanno contribuito con l’introduzione di nuove varietà e nuove tecniche colturali.
La zona presenta un paesaggio che varia dall’alta collina (500 metri s.l.m.) di Tricarico, Grottole e Matera fino a terreni a costieri (100 - 150 metri s.l.m.) che si affacciano sul mare Jonio.
Il vitigno più importante è il Primitivo di Matera, autoctono, precoce, che si vendemmia tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Il vino che si ottiene dalle sue uve è molto colorato, alcolico e corposo; altri vitigni diffusi nella zona sono il Sangiovese, il Montepulciano, il Merlot, il Cabernet e tra i bianchi la Malvasia bianca di Basilicata ed il Greco.
Quest’area con grandi potenzialità ma non ancora sufficientemente valorizzate e conosciute si candida per il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata.
Dunque, una realtà regionale caratterizzata da piccole aziende che conservano intatto il loro legame col territorio.
La perizia nella cura dei vigneti e la passione profusa in cantina rappresentano una garanzia per la produzione di vini di grande livello.