FERRAIUOLO (CENTRO STUDI ANZIANI):"TRA SOLITUDINE ED EMIGRAZIONE"
30.09.2017
ore 14:35
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AGR
“Dai dati dell’ultima indagine europea sulla salute 2015 (Ehis, wave 2) in Italia, la speranza di vita a 65 anni è più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media Ue. Per le patologie croniche, nel confronto con i dati europei, emergono in generale migliori condizioni degli italiani tra i meno anziani (65-74 anni), con prevalenze più basse per quasi tutte le patologie. Proprio questa fascia d’età considerata dall’indagine, coincidente con i primi anni di pensionamento, è anche segnata da una ridefinizione dei ruoli sociali: da genitore a nonno/a, da occupato a pensionato”. E’ quanto dichiara in una nota Giovanna Ferraiuolo, psicologa e Direttrice del Centro Studi Anziani di Basilicata quale contributo di riflessione in occasione della Giornata Internazionale delle Persone Anziane che si celebra domani, 1 ottobre.
“Si assiste – prosegue Ferraiuolo nella nota - ad un cambiamento nel modo di concepire la vita, si modifica il rapporto con il coniuge, con il compagno che spesso si è avuto accanto per una vita, c’è più tempo di stare insieme, di condividere quello che accade tutti giorni. Ma la possibilità di vivere con una maggiore rilassatezza i rapporti sociali, liberi dai condizionamenti occupazionali e dalle responsabilità familiari molto spesso si sostituisce ad un fenomeno che caratterizza soprattutto la realtà dei piccoli comuni del Sud Italia: l’emigrazione di giovani anziani. Le famiglie si disgregano perché in modo significativo partono i figli molto spesso unici. Alcuni decenni fa le famiglie non si ‘dividevano’ poiché o partivano tutti o perché c’era sempre qualche figlio o figlia che restava con i genitori. Ma oggi questo fenomeno coinvolge sia i figli che gli stessi genitori spesso anziani. La popolazione sarà più vecchia del previsto e sarà più sola per quel fenomeno che ormai da più parti viene definito il ‘care drain’.
Certamente – sottolinea la Direttrice del Centro Studi Anziani di Basilicata - le tecnologie e i trasporti rendono meno traumatica la lontananza per esempio all’interno dell’Italia ma ci sono momenti, situazioni personali o eventi familiari, pensiamo alla nascita dei nipotini, in cui la vicinanza anche fisica è fondamentale, insostituibile. Allora ecco migliaia di genitori anziani ‘emigrano’, spesso con un pendolarismo stagionale, tra i paesi di origine e i luoghi dove si sono spostati i figli soprattutto per esigenze lavorative. Inizialmente i genitori anziani sono lasciati soli quando i loro figli adulti emigrano per ‘una vita migliore’ in Italia o all'estero, e vivono nella speranza di ‘seguirli più tardi’, ma che spesso non si realizza. Mentre gli anziani sono la spina dorsale di alcune famiglie che sostengono i loro nipoti, altri sono una ‘generazione persa’ da valorizzare. Invece queste persone anziane, a cui ogni anno dedichiamo una giornata, appartengono ad una generazione trascurata perché non solo hanno perso il proprio sistema di sostegno, ma sono anche sono costretti ad emigrare o a rimanere soli. Hanno spesso difficoltà economiche, problemi psicologici e relazionali ma sono troppo orgogliose per parlarne. In realtà – conclude la nota - le persone anziane rimangono legate alla vita sperimentando i successi e le sfide del vivere quotidiano attraverso la generazione più giovane”.
“Si assiste – prosegue Ferraiuolo nella nota - ad un cambiamento nel modo di concepire la vita, si modifica il rapporto con il coniuge, con il compagno che spesso si è avuto accanto per una vita, c’è più tempo di stare insieme, di condividere quello che accade tutti giorni. Ma la possibilità di vivere con una maggiore rilassatezza i rapporti sociali, liberi dai condizionamenti occupazionali e dalle responsabilità familiari molto spesso si sostituisce ad un fenomeno che caratterizza soprattutto la realtà dei piccoli comuni del Sud Italia: l’emigrazione di giovani anziani. Le famiglie si disgregano perché in modo significativo partono i figli molto spesso unici. Alcuni decenni fa le famiglie non si ‘dividevano’ poiché o partivano tutti o perché c’era sempre qualche figlio o figlia che restava con i genitori. Ma oggi questo fenomeno coinvolge sia i figli che gli stessi genitori spesso anziani. La popolazione sarà più vecchia del previsto e sarà più sola per quel fenomeno che ormai da più parti viene definito il ‘care drain’.
Certamente – sottolinea la Direttrice del Centro Studi Anziani di Basilicata - le tecnologie e i trasporti rendono meno traumatica la lontananza per esempio all’interno dell’Italia ma ci sono momenti, situazioni personali o eventi familiari, pensiamo alla nascita dei nipotini, in cui la vicinanza anche fisica è fondamentale, insostituibile. Allora ecco migliaia di genitori anziani ‘emigrano’, spesso con un pendolarismo stagionale, tra i paesi di origine e i luoghi dove si sono spostati i figli soprattutto per esigenze lavorative. Inizialmente i genitori anziani sono lasciati soli quando i loro figli adulti emigrano per ‘una vita migliore’ in Italia o all'estero, e vivono nella speranza di ‘seguirli più tardi’, ma che spesso non si realizza. Mentre gli anziani sono la spina dorsale di alcune famiglie che sostengono i loro nipoti, altri sono una ‘generazione persa’ da valorizzare. Invece queste persone anziane, a cui ogni anno dedichiamo una giornata, appartengono ad una generazione trascurata perché non solo hanno perso il proprio sistema di sostegno, ma sono anche sono costretti ad emigrare o a rimanere soli. Hanno spesso difficoltà economiche, problemi psicologici e relazionali ma sono troppo orgogliose per parlarne. In realtà – conclude la nota - le persone anziane rimangono legate alla vita sperimentando i successi e le sfide del vivere quotidiano attraverso la generazione più giovane”.
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