Il sito archeologico di Monte Torretta di Pietragalla

di Todosio Dicapua

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«La scoperta di questi due recinti, la loro mole ed estensione, la splendida posizione del monte e la esistenza di sorgenti d’acqua freschissime e leggere mi convinsero che le mie ricerche mi avevano fatto imbattere nei resti delle mura di un antico abitato e nel recinto della sua acropoli»(1).
Le parole dell’archeologo potentino rivelano tutta l’emozione della scoperta del sito archeologico di Monte Torretta, venuto alla luce ufficialmente nel settembre del 1956 quando Ranaldi condusse la prima campagna di scavo sul sito. Dell’esistenza di un antico abitato sull’altopiano si era a conoscenza da tempo, tanto che lo stesso Ranaldi, durante gli scavi, rinvenne alcuni materiali relativi alla fine dell’‘800, quando il Duca di Casalaspro, proprietario dell’agro di Monte Torretta, aveva effettuato delle ricerche sommarie.
L’antico insediamento sorge sulla vetta più occidentale ed elevata di quelle componenti una breve catena montuosa in direzione sud-est, a pochi chilometri a nord del centro abitato di Pietragalla. La collina dove si trova il sito raggiunge i 1075 metri di altitudine, è caratterizzata da pendii scoscesi a nord, in direzione della piana del Vulture, e a ovest, dove si gode della vista di Lagopesole, e più dolci sui versanti est e sud, verso Potenza, dove si riconosce a sud-est il profilo dell’altipiano dell’insediamento di Serra di Vaglio. A sud-est, dopo il picco, un breve pendio e di nuovo una cresta, nota come Monte Solario, o Salario, nel fianco del quale ancora è possibile scorgere un avvallamento che fino agli inizi del secolo scorso raccoglieva le acque di un lago oggi prosciugato. La zona, inoltre, è ricca di fonti naturali sulle pendici dei monti.
Nel 1956, dunque, Ranaldi realizzò, su segnalazione di abitanti del posto, il primo scavo sul sito dove era risaputo affiorassero resti di mura: si concentrò dapprima sul circuito murario superiore, scavò lungo il muro per una lunghezza di 98 metri, mettendo a nudo la fortificazione in tutta la sua altezza di 1.92 metri nei punti meglio conservati.
La cinta muraria, ben visibile, si trova a pochi metri a sud-est dal picco del Monte Torretta ed è formata da quattro filari di blocchi parallelepipedi ben squadrati, lavorati a scalpello, di dimensioni notevoli, di cui il primo, quello di fondazione, sporge con un aggetto di 15 centimetri. Su alcuni di questi blocchi si notano incise lettere greche, probabilmente per la numerazione dei filari. Non fu possibile a Ranaldi però individuare la porta d’accesso a causa dei crolli, oggi invece ben visibile all’estremità nord-est della cinta.
Al di sotto di questo circuito, la scoperta di frammenti fittili, grezzi o dipinti, di suppellettili datati al III secolo a.C., di cocci, frammenti di tegole, embrici e vasellame, fece ipotizzare la presenza di un abitato appena al di fuori delle mura superiori che dunque andavano intese come mura di cinta dell’acropoli, la parte più alta della città.
A circa 300 metri sotto le mura di cinta Ranaldi riconobbe degli indizi che facevano pensare ad un’altra area fortificata: così scavando scoprì un secondo circuito murario a 47 centimetri di profondità, e ne seguì il percorso per 25 metri. Due filari di grossi massi ben squadrati, alcuni recanti incise lettere greche, come sopra, per la posa dei blocchi, compongono un secondo più basso circuito murario che doveva cingere l’intero abitato.
Da alcuni contadini Ranaldi riuscì ad ottenere inoltre tre bronzi rinvenuti nei pressi di Monte Torretta: due statuette bronzee raffiguranti Eracle e un sostegno in bronzo probabilmente parte di un candelabro, reperti editi l’anno successivo da Maria Sestieri Bertarelli(2). Questi reperti attestano l’esistenza di un culto di Eracle sul sito di Monte Torretta.
Qualche anno più tardi Giuliano Cremonesi dedicò un articolo al sito di Monte Torretta(3) e in seguito Dinu Adamesteanu, noto come il fondatore della moderna ricerca archeologica in Basilicata, intraprese ricerche sistematiche al fine di datare le mura e comprendere la struttura dell’insediamento(4). Nel 1989, sotto la guida di Elisabetta Setari, le mura dell’Acropoli vennero ripulite e un nuovo saggio di scavo mise in luce la porta meridionale del circuito murario inferiore(5). Nel 1992 Marcello Tagliente condusse delle prospezioni geofisiche nella zona sud-ovest della cinta esterna mettendo in luce i resti di un impianto adibito alla lavorazione dei metalli(6).
Fin qui ci si limitò però a delle indagini parziali. Al 2011 si data invece la ricerca più scrupolosa rivolta al sito del Monte Torretta, condotta dall’archeologa Agnes Henning in collaborazione con l’università tedesca di Heidelberg(7). Oltre ad uno studio dettagliato sui due circuiti murari, di cui si è finalmente stabilito il percorso completo, il gruppo di studiosi ipotizza anche una vicenda insediativa che al momento rimane la più convincente.
La frequentazione della collina si data già all’VIII secolo a.C., periodo al quale si fanno risalire alcuni materiali rinvenuti nella zona meridionale del sito. Al VI secolo a.C. appartengono poi delle sepolture, sul fianco del Monte Solariom venute alla luce durante i lavori di costruzione del parco eolico che sorge a soli pochi metri dal sito archeologico.
La costruzione della fortificazione avvenne dunque intorno alla fine del IV secolo a.C. quando tutto il territorio abitato fu cintato da mura difensive, compreso il Monte Solario e il bacino idrico alle pendici di quest’ultimo. La cinta superiore presenta blocchi più uniformi e squadrati rispetto a quelli del circuito inferiore il quale, partendo dalle mura dell’acropoli, segue in modo pressoché uniforme l’andamento del terreno. L’accesso all’abitato è da collocarsi probabilmente sul lato sudoccidentale della fortificazione esterna, mentre una sporgenza muraria esterna a forma rettangolare posta all’estremità sudorientale è da intendersi come una torre di avvistamento e di difesa sul settore più vulnerabile del sito. Da questi resti trarrebbe origine il toponimo del Monte Torretta.
Le ultime tracce abitative risalgono al III secolo a.C. quando il sito fu abbandonato dopo la conquista romana(8).
Si è discusso a lungo riguardo al motivo della costruzione di queste mura difensive. La vicenda insediativa del sito di Monte Torretta presenta evidenti analogie con altri siti di altura fortificati in Lucania, in modo particolare con Monte Croccia di Accettura e Serra di Vaglio. Il motivo della costruzione di tali cinte murarie, sostiene la Henning, non va cercato, come si è fatto in passato, in eventi storici precisi, ma piuttosto in una rinnovata consapevolezza delle popolazioni lucane che, se da un lato fecero proprie conoscenze tecniche desunte dalle colonie greche, dall’altro le adattarono alla propria cultura, portando a maturazione una tecnica costruttiva uniforme che si ritrova in tutti i siti abitati da popolazioni lucane(9).
Mura come quelle di Monte Torretta nacquero dunque a seguito di mutamenti sociali che interessarono le genti lucane, alla gerarchizzazione sociale e all’esigenza di vantare prestigio e potenza sul territorio attraverso grandi opere di costruzione. Queste élite territoriali lucane commerciavano con le colonie greche della costa, e più avanti si proponevano come l’interlocutore ideale nel dialogo con la potenza di Roma, che negli stessi anni cominciava la sua conquista verso il meridione d’Italia.

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(1) F. Ranaldi, Ricerche archeologiche nella provincia di Potenza (1956-1959), Potenza, 1960, p. 9.
(2) M Sestieri Bertarelli, Il Museo archeologico provinciale di Potenza, Roma, 1957, pp. 26, 29.
(3) G. Cremonesi, Notizie sulle cinte murarie esistenti in Lucania, in «Atti della Società Toscana di Scienze Naturali» LXXIII 1966, p.130-145, in particolare pp. 142-143.
(4) D. Adamesteanu, Torretta di Pietragalla (Potenza), in G. Colonna (a cura di), Scavi e scoperte, «SE» XLII 1974, p. 519.
(5) A. Henning, Due siti fortificati in Lucania. La campagna di ricognizione 2011 a Monte Croccia e Monte Torretta, «Siris» 11, 2010-2011, p. 92
(6) M. Tagliente, Il mondo indigeno della Basilicata in età arcaica. Realtà a confronto e prospettive di ricerca, in M. Barra Bagnasco, E. De Miro, A. Pinzone (a cura di), Origine e incontri di culture nell'antichità: Magna Grecia e Sicilia. Stato degli studi e prospettive di ricerca, Soveria Mannelli (CZ), 1999, pp. 13-21
(7) A. Henning, Lucania in the 4th and 3rd Century BC. Articulation of a New Self-awareness Instead of a Migration Theory, in Fasti Online 2008
(8) A. Henning, Due siti fortificati in Lucania. La campagna di ricognizione 2011 a Monte Croccia e Monte Torretta, «Siris» 11, 2010-2011, p. 93-97.
(9)  A. Henning, Due siti fortificati in Lucania. La campagna di ricognizione 2011 a Monte Croccia e Monte Torretta, «Siris» 11, 2010-2011, p. 99.
 

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