In applicazione della nuova legge, il Garante dell’infanzia auspica che anche nei tribunali lucani vengano costituiti appositi uffici di mediazione pubblici per supportare i minori e le famiglie
“La mediazione familiare è un nuovo itinerario giuridico che potrà consentire anche in Basilicata di raggiungere interessanti obiettivi a vantaggio dei figli minori di coppie in corso di separazione”. È questa l’opinione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Giuliano, che su questo tema ha avviato una serie di contatti con avvocati matrimonialisti ed esperti del settore. La nuova figura del mediatore familiare, prevista dal decreto legislativo n. 154/2013, dovrà operare in base all’art. 337 ter del Codice civile (“I coniugi, avvalendosi di esperti, potranno tentare una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riferimento alla tutela dell'interesse morale e materiale dei figli”).<br /><br />Giuliano sottolinea “l’importanza di una svolta del genere, destinata a interessare la sfera delicatissima della responsabilità genitoriale sul piano di un'etica corretta dei comportamenti verso i figli e in un’ottica contraria alla superficialità e al disinteresse che in molti casi si ravvisano da parte di uno o di entrambi i coniugi. In Calabria e in Sicilia, nelle sedi dei tribunali, si sono costituiti appositi uffici di mediazione che si propongono appunto di svolgere un ruolo concreto, in modo da affrontare almeno i nodi più difficili. Analoga iniziativa è auspicabile anche in Basilicata. Presso i palazzi di giustizia di Potenza, Matera e Lagonegro possono sorgere uffici di mediazione. Da qui, inoltre, la prassi adottata da taluni presidenti dei tribunali d’Italia, di inserire nel decreto di fissazione dell’udienza presidenziale l’informazione alla coppia della possibilità di ricorrere alla mediazione”.<br /><br />“In effetti – continua il Garante – la coppia deve essere seguita nel suo percorso. Ma il mediatore (figura che opera gratuitamente) non potrà, né dovrà relazionare al giudice. Questi sarà messo al corrente delle ricerche e degli studi condotti sul caso della coppia valutando direttamente l'esito degli accertamenti. Si tratta di diffondere, in questo modo, la cultura della mediazione familiare e lavorare per la costituzione di un ufficio di mediazione pubblico, all’interno dei tribunali, a servizio delle famiglie in crisi. Si apre in questo campo una fase di studio che avrà la durata di dieci mesi e servirà – conclude Giuliano – a mettere a disposizione dati ed elementi raccolti sul campo, con l'intento di rendere più cosciente e partecipata la posizione dei genitori in fase di separazione”.<br /><br /><br />