A discuterne il direttore generale del Consiglio regionale della Basilicata, Tripaldi, il presidente della Federazione dei lucani in Piemonte, Placido, lo scrittore Lupo e la ricercatrice presso l’università “Cattolica” di Milano, Cavalli
Vetrina prestigiosa per “Appennino”, il semestrale di letteratura e arte, fondato e diretto dagli scrittori Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro e Mimmo Sammartino. La rivista, supplemento di “Mondo Basilicata”, edita dal Consiglio regionale della Basilicata, è stata presentata al Salone Internazionale del Libro, sabato scorso, presso il Lingotto di Torino. La manifestazione si è svolta alla presenza del direttore generale del Consiglio regionale della Basilicata, Domenico Tripaldi, del presidente della Federazione dei circoli e delle associazioni dei lucani in Piemonte, Roberto Placido, dello scrittore Giuseppe Lupo e della ricercatrice presso l’università detgli studi “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano, Silvia Cavalli. Tripaldi e Placido, nell’introdurre i lavori, hanno sottolineato l’importanza e la felice anomalia di una rivista come “Appennino” all'interno del panorama delle testate pubblicistiche regionali. “Si tratta, infatti, di un periodico che ha una ampiezza di respiro e una rilevanza che varcano i confini regionali per diffondersi in tutta Italia, grazie all'apporto degli intellettuali, scrittori, critici, fotografi e artisti che vi collaborano”.<br /><br />Come ha sottolineato Giuseppe Lupo, “l’Appennino è il filo conduttore di questa nuova rivista. L'idea che sta alla base scaturisce da una riflessione congiunta mia, di Raffaele Nigro e di Mimmo Sammartino. L’Italia è un Paese che si sviluppa in lunghezza e che, contrariamente alla percezione tradizionale che osserva una divisione tra Nord, Centro e Sud, è tagliato in senso longitudinale dalla catena montuosa degli Appennini. Rivisitare la letteratura italiana da questa prospettiva significa mutare il punto di vista antropologico. Gli scrittori che si trovano sulla sponda di Levante guardano infatti all'Est, all’Oriente della nascita delle civiltà, a Enea, a Gerusalemme, con tutto il portato di immagini che ne consegue. Gli scrittori che si trovano sulla sponda di Ponente guardano invece all’America, alle terre dell’utopia, e hanno come modello l’Ulisse dantesco, che parte alla scoperta dell’ignoto. Ma le due sponde, quella adriatica e quella tirrena, condividono lo stesso mare, il Mediterraneo, che accomuna i popoli che si bagnano sulle sue rive. Di questa geografia l’Appennino è lo spartiacque e, mentre divide le due sponde, le unisce nel medesimo territorio.<br /><br />“Per questo motivo - ha affermato Silvia Cavalli – ogni numero di “Appennino”, accanto a una sezione dedicata a uno scrittore lucano o che ha fatto della Lucania la propria terra d’elezione (Carlo Levi nel primo numero, Albino Pierro nel secondo, Pasquale Festa Campanile nel terzo, in uscita a giugno), ospita interventi che esplorano diverse porzioni delle regioni appenniniche, dalla Calabria all’Emilia, e restituiscono una comunanza di sentimenti e di sguardi sul mondo. Una rivista che si pone come un spazio di riflessione animato da scrittori e artisti interessati a valorizzare itenerari intellettuali e di pensiero capaci di offrire chiavi di lettura originali sui fenomeni culturali di ieri, di oggi e di domani”.<br /><br /><br /><br /><br />