In merito all’operazione contro un’associazione a delinquere finalizzata al caporalato e allo sfruttamento di lavoratori nei campi agricoli del Metapontino, la UIL Basilicata precisa che tra le persone indagate risulta un ex dirigente locale della Uila, l’organizzazione di categoria dei lavoratori agro-alimentari-forestali, che si è dimesso da tempo da tutti gli incarichi ricoperti e che pertanto non fa più parte a nessun livello della nostra organizzazione.
La Lega comunale di Marconia è stata commissariata anch’essa da tempo direttamente dalla segreteria nazionale UILA e affidata ad una nuova dirigenza sindacale.
In attesa che le indagini accertino ogni responsabilità e che il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura prosegua, la UIL ribadisce il proprio impegno per ogni azione necessaria al contrasto del caporalato come del lavoro nero piaghe sociali anche in Basilicata. Poco più di un anno fa abbiamo firmato, insieme a Cgil e Cisl, un accordo in Regione che, facendo seguito a quello precedente, persegue l’obiettivo per noi prioritario di ripristinare la legalità, in collegamento con l’attuazione della recente legge nazionale contro il caporalato.
Per la UIL – che da sempre persegue l’etica del lavoro, in un contesto, quello agricolo, che fino a oggi ha spesso preferito la scorciatoia del caporalato – è una sfida importante da considerare permanente perché istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacali siano accomunate da un unico obiettivo condiviso: la lotta senza quartiere alla illegalità e la scelta di costruire insieme soluzioni alternative che consentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro.
Primo obiettivo: garantire un trasporto efficace ed efficiente su tutto il territorio, che favorisca le aziende agricole che non ricorrono alla schiavitù e che, nella legalità, provano a mantenere sano e vitale un settore fondamentale per l’economia di tante regioni del Sud è pertanto il primo urgente passo da compiere. Bisogna riappropriarsi della legalità con azioni concrete, colmando il vuoto nel quale il caporalato agisce indisturbato o quasi, offrendo condizioni di lavoro disumane, costringendo anche le donne a lavorare per la miseria di poche decine di euro al giorno in situazioni a dir poco massacranti.
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