“A volte ritornano. E’ un vecchio film dell’orrore (del 1991) tratto da un racconto di Stephen King. Una citazione che ci sembra appropriata in riferimento alla “riesumazione” giornalistica di queste ore di un livoroso Michele Ottati, funzionario della CE, di cui dubitiamo qualcuno conservi traccia della sua opera di ex assessore regionale all’agricoltura in terra di Basilicata. Una interpretazione di quest’ultimo ruolo a dir poco “goliardica”, confusa e di assoluta scarsa efficacia. Un paio d’anni di cui nessun operatore del settore potrà mai conservare traccia, non diciamo per qualche intervento particolarmente dirimente, ma anche solamente per una sua qualche particolare utilità alla risoluzione dei problemi del sistema agricolo ed allevatoriale lucano”. Lo afferma, in un comunicato stampa, il presidente dell’Associazione regionale allevatori della Basilicata, Palmino Ferramosca, in relazione a una intervista rilasciata ier dall’ex assessore regionale lucano.
“Una persona di altri tempi, si direbbe. Infatti – aggiunge nel comunicato Ferramosca – Ottati, di origini lucane, ci ha sempre ricordato un nostro zio, emigrato in Germania, che ogni volta che rientrava diceva che qui non funzionava nulla e lì era tutto perfetto. Al punto da portarsi da lì persino una lavatrice, fidandosi poco di quelle vendute in Italia. Salvo poi scoprire, durante un intervento tecnico di manutenzione, che quella lavatrice trascinatasi dietro da tanto lontano era “made in Italy”. Era una siffatta visione pregiudizialmente ferma nel tempo andato, infatti, che ha portato l’ex assessore a non vedere quanto di buono era accaduto ed accadeva nel mondo dell’agricoltura e, per quanto ci riguarda, nel sistema allevatoriale lucano, pur con tutte le problematiche esistenti. Un impedimento a comprendere ed apprezzare il lavoro svolto sul campo da strutture come l’ARA sempre all’insegna dell’innovazione e della elevazione della qualità della produzione. Così come dimostrano anche le recenti attività in svolgimento negli allevamenti lucani e resi noti tramite gli organi di stampa.
Non possiamo perciò consentire ad Ottati di tirare dentro questa sua guerra santa, in cui tutti gli altri sarebbero i cattivi e lui il più buono, il più bravo e il più competente, questa associazione. Così come fa nell’intervista in questione quando, nel suo attacco a testa bassa al Presidente Marcello Pittella, afferma: “Non gli è andata giù quando ho rifiutato di dare 5 milioni di euro all'Ara-Associazione regionale allevatori- perché gestita in modo fallimentare dalla Coldiretti.”
Fallimentare sarà stata la sua esperienza, non certamente la gestione dell’Ara su cui non ci risulta abbia mai avanzato rilievi che pur avremmo preso in seria considerazione. I fatti dicono, infatti, altro. Ovvero che (contrariamente a quanto affermato da Ottati) hanno avuto il suo imput e la sua firma di assessore le proposte di deliberazioni sottoposte all’esame della Giunta Regionale inerenti i finanziamenti alle attività svolte dall’Ara. Delibere poi approvate all’unanimità e sempre con lui presente, che ha per altro relazionato sui diversi argomenti.
Citiamo per tutte: la delibera n.592 del 20 maggio 2014 (Approvazione del programma dell’ARA della Basilicata relativo alla tenuta dei Libri Genealogici ed alla effettuazione dei Controlli Funzionali per il periodo operativo 1/1/2014-31-12-2014), la n.1103 del 16 settembre 2014 (Programma dei servizi di assistenza tecnica in zootecnia dell’ARA Basilicata e Programma di prevenzione e controllo delle epizoozie. Periodo 1-7-2014/31-12-2016) e n.416 del 31 marzo 2015 (Approvazione del programma dell’ARA della Basilicata relativo alla tenuta dei Libri Genealogici ed alla effettuazione dei Controlli Funzionali per il periodo operativo 1/1/2015-30-06-2015).
Di cosa parla allora l’ex assessore Ottati? E’ evidente che allo stesso deve difettare la memoria, altrimenti ci toccherebbe prendere atto che sta rivelando ai lucani –cosa più grave- che non sapeva quello che faceva, facendo l’assessore (e scusate pure la cacofonia).
Alla luce di ciò è davvero patetico il suo voler apparire come un combattente incompreso di tutto il male lucano “compresi la Coldiretti, Cia e Confagricoltura” e noi dell’ARA.
E’ per questo che:
• pur ritenendo umanamente comprensibile la delusione e il rancore che evidentemente cova dentro ed è chiaramente alla base dall’intervista al vetriolo rilasciata a “Basilicata24” e ripresa dagli altri organi di stampa per l’essere (a suo dire) stato costretto alle dimissioni da assessore regionale;
• pur non essendo di nostra competenza entrare nelle dinamiche politiche che hanno portato alla sostituzione di Ottati nella Giunta Regionale;
• ed evitando di entrare nelle attuali calde vicende giudiziarie e referendarie;
Ci corre l’obbligo – conclude Ferramosca – di stigmatizzare quanto riferito alla onorabilità di questa associazione. Forse Ottati avrebbe fatto bene ad applicare una vecchia buona regola suggerita dagli scrittori di thriller: “mai tornare sul luogo del delitto”.
bas04