Cgil, fabbriche non sono caserme

“La Cgil Basilicata sostiene con forza lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio, con cui si vuole ribadire il concetto che le fabbriche non sono delle caserme in cui possono essere annullati i diritti costituzionali in nome di una competitività distorta, ma devono tornare a rappresentare il luogo della produzione e della democrazia sostanziale per la vita delle persone”. Lo afferma, in un comunicato stampa, il segretario generale della Cgil lucana, Antonio Pepe. “Gli operai dello storico stabilimento torinese di Mirafiori hanno dato a tutto il paese una grande lezione di democrazia e dignità. Grazie al loro coraggio la battaglia per l'affermazione dei diritti e di migliori condizioni di lavoro può e deve riprendere, anche e soprattutto attraverso la libertà di organizzarsi, di contrattare e di eleggere i propri rappresentanti. La rappresentanza e la lotta per i diritti costituisce una realtà che i "moderni padroni" non possono cancellare. Cosa diversa è la costruzione di nuove regole a cui tutti i soggetti in campo devono partecipare, e non attraverso l'esclusione del sindacato più rappresentativo, che ha contribuito ampiamente allo sviluppo di questo paese. Non convince il metodo utilizzato dall'amministratore delegato della FIAT – continua Pepe – che promette investimenti sotto ricatto e non convince il dibattito politico che si è prodotto su questa vicenda senza ricercare le ragioni vere del disagio degli operai, della loro fatica, e dell'annullamento delle libertà fondamentali sancite dalla nostra Costituzione. Alla luce di questo risultato non si capisce tutta l'esultanza da parte di chi pensa che il sindacato debba cambiare la sua natura di soggetto contrattuale, che agisce per tutelare gli interessi dei lavoratori, in complice di chi vuole esportare a tutti i costi un modello di relazioni industriali che, fra l'altro, negli USA è partecipativo mentre in Italia, per responsabilità che sono attribuibili per la maggior parte alla cultura del sistema delle imprese, non ha avuto quella necessaria spinta innovativa che avrebbe messo il sistema nelle condizioni di evitare la forte contrapposizione cui ci troviamo di fronte. È stucchevole la discussione di quanti affermano che il voto contrario equivale all'opposizione alla realizzazione degli investimenti della FIAT. Da parte nostra – conclude l’esponente sindacale – pensiamo che gli investimenti debbano essere portati a termine con l'introduzione delle necessarie innovazioni di prodotto e di processo e con la ricerca della qualità come obiettivo per stare da protagonisti veri sul mercato internazionale.
Siamo convinti che anche lo stabilimento di Melfi abbia la necessità di produrre nuovi modelli e che il significativo apporto degli investimenti pubblici regionali, per la costruzione del Campus di ricerca, sfoci nel miglioramento delle condizioni di lavoro grazie alla ricerca applicata. Quello di cui siamo certi è che oggi il modello produttivo utilizzato a Melfi ha significato per troppi operai ridotte capacità lavorative e quindi il logoramento irreversibile delle capacità psico-fisico-motoree”.
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