Giudichiamo fortemente negativo l'esito del cosiddetto “rimpasto” riguardante la giunta comunale della città di Potenza avvenuto nei giorni scorsi. E’ quanto si legge in una nota a firma di Rifondazione Comunista di Potenza. “Il governo cittadino – si legge ancora nella nota – risulta avere obbiettivamente un assetto ancora più moderato e neo-centrista, rispetto alla giunta nominata subito dopo le elezioni del 2009, grazie al peso preponderante acquisito dalla compagine dei Popolari Uniti, non solo per numero di “postazioni”, ma anche per le deleghe ad essi affidate, con la concentrazione nelle mani di questo partito delle politiche riguardanti l'urbanistica e i lavori pubblici. Da sempre la vita della città di Potenza è stata condizionata dagli affari e dai poteri che ruotano attorno alle speculazioni edilizie ed urbanistiche. Senza esprimere giudizi sulle singole figure nominate in giunta, è sconfortante il segnale politico che viene dato con la centralità del partito simbolicamente erede diretto della vicenda politica ed amministrativa del post-terremoto 80. Vicenda contrassegnata dal predominio della speculazione degli anni 80, che seguiva quella dei decenni precedenti, ma con un di più di clientelismo e di spregiudicata gestione della cosa pubblica. Il sindaco Santarsiero all'inizio del suo primo mandato aveva dato segnali di rottura con quella modalità politica che aveva ritrovato in parte i suoi fasti con il cosiddetto “Patto per la Città”, in realtà un patto di puro potere sottoscritto nel 2001 principalmente dall'allora DS con l'Udeur di Fierro. Già a meta del suo primo mandato questi segnali di Santarsiero si interrompevano e tornavano in giunta proprio i protagonisti della stagione del Patto. Ora siamo alla resa definitiva- cocnlude la nota – ritornano nuovamente in sella e per l'ennesima volta gli assessori delle precedenti stagioni, in un quadro politico cittadino caratterizzato da trasformismo, ricerca di postazioni a tutti i costi e da nessuna capacità di affrontare i problemi sociali e di qualità della vita della cittadinanza e anzi con una sempre più marcata distanza dalla realtà e dalla società cittadina”.

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