Dalla deospedalizzazione alla riospedalizzazione

Oggi a proposito di ospedali è certamente necessario cambiare logica e impostazione. Per anni ha prevalso un indirizzo sottrattivo, privativo, volto a ridimensionare l’ospedale in tutti i modi come se fosse un “disvalore” e noto con il termine “deospedalizzazione”. Oggi abbiamo bisogno di ripensarne il ruolo, i modi funzionali, l’operatività, i rapporti interni ed esterni, le professioni storiche, quindi il “valore”e per questo di “rispedalizzazione”.
Oggi l’ospedale ha bisogno di essere riabilitato agli occhi delle comunità, di riqualificarsi nelle sue interne organizzazioni, di essere percepito come affidabile, anche per contrastare il fenomeno costoso e oneroso della mobilità dei malati verso altre regioni, quindi ha bisogno di un ripensamento culturale.
Due gli indirizzi di fondo di questo programma:
1) riequilibrare le “quantità” ospedaliere con l’ottica della compatibilità, adottando ben ponderati parametri volti a superare ogni forma di antieconomicità;
2) ripensare le “qualità” dell’assistenza ospedaliera con l’ottica della compossibilità, ripensando un “modello” di ospedale che a tutt’oggi è tale e quale a quello descritto dalla riforma ospedaliera del 1968, quindi anacronistico.
Per tali ragioni è necessario definire:
– I parametri e la metodologia di calcolo per riequilibrare strutturalmente il sistema ospedaliero e ricondurre tutti i presidi interessati, all’interno di una configurazione a rete;
– le forme e i modi per ripensare l’ospedale dentro una nuova visione dell’ospitalità fondata su un ripensamento del classico ricovero;
– le metodologie di riferimento per sviluppare l’health technology assessment,
– le soluzioni organizzative più idonee per favorire “l’alta intensità di assistenza”, per la post-acuzie, per i percorsi integrati, per i dipartimenti delle professioni, per acquisire nuove soluzioni del tipo see and treat, fast track surgery, ecc. nelle quali si affermi chiaramente una nuova responsabilità gestionale della figura infermieristica laureata senza per questo ledere in alcun modo le prerogative della professione medica;
– le soluzioni organizzative idonee a riconvertire con gradualità almeno il 40% dei ricoveri ordinari chirurgici attraverso l’organizzazione del day surgery ma non tanto riservando, nei reparti di chirurgia, un certo numero di posti letto, ma organizzando autonomamente il day surgery in un dipartimento chirurgico, e riconoscendogli la facoltà almeno di un pernottamento;
– l’organizzazione comunitaria della funzione di nursing.
(bas – 04)

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