Parlamentari Si: il petrolio tra Costituzione e democrazia

"La decisione del Consiglio di Stato sul permesso di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi "Palazzo San Gervasio" – che segue le decisioni assunte a suo tempo dal T.A.R. di Basilicata che, con sentenza n. 325 del 25 giugno 2015, aveva accolto il ricorso proposto dalla società AleAnna Resources LLC, contro la Regione Basilicata, per l'annullamento della D.G.R. n. 682 del 7.6.2013 per mezzo della quale era stata negata l'intesa precludendo il rilascio del titolo minerario – rimette al centro del nostro dibattito la vicenda dei rapporti tra cittadini, Politica, Istituzioni, lobby energetiche". Lo dichiarano in una nota congiunta i parlamentari lucani di Sinistra Italiana Giovanni Barozzino, Vincenzo Folino, Antonio Placido.
"Nel luglio 2015 – proseguono –  la Conferenza dei sindaci del Vulture e dell’Alto Bradano, con Delibera n. 2 del 13.07.2015 votata all’unanimità, aveva esortato la Regione a non seguire la strada del ricorso al Consiglio di Stato, poiché era ampiamente prevedibile una sentenza sfavorevole. I Sindaci, memori di quanto accaduto durante l’iter che aveva portato alla bocciatura – sempre da parte del Consiglio di Stato – della moratoria voluta a suo tempo da De Filippo, e leggendo il rigoroso approccio mantenuto dal Tar di Basilicata, chiedevano al presidente Pittella e alla Regione di valutare la possibilità di rivedere il parere favorevole di esclusione dall'assoggettabilità a VIA del progetto – rispetto al quale la società poteva chiedere la proroga per raggiungimento del termine di scadenza – e valutare così l'urgenza di approvare una nuova Delibera diniego all'intesa adducendo motivazioni differenti da quelle riportate nell'atto annullato dal T.A.R. Basilicata, evitando vizi d’illogicità e manifesta contraddittorietà poiché la stessa sentenza ebbe modo di precisare che «l’intesa ex art. 29, comma 2, lett. l), D.Lg.vo n. 112/1998, disciplinata dall’art. 5 dell’Accordo sancito nella Conferenza Stato-Regioni del 24.4.2001, è un’intesa di tipo “forte” e/o a “struttura necessariamente bilaterale”, in quanto il dissenso della Regione non può essere superato dallo Stato in modo unilaterale». La decisione, da parte della Regione e dei suoi vertici, di non ascoltare i suggerimenti delle comunità e dei loro rappresentanti, preferendo ripercorrere strade già in passato rivelatesi inefficaci (accogliendo altri suggerimenti?) pone a tutti noi una riflessione sulla natura del governo di questa regione e sulla sua propensione a una sorta di subalternità – anche procedurale – nei confronti delle compagnie petrolifere. E se la vicenda specifica rischia di compromettere, ancora una volta, il futuro di un territorio che interessa quasi 47.000 ettari di terreno e delle comunità che vivono nei 13 comuni della Provincia di Potenza direttamente interessati, in realtà, i temi più generali su cui vale cimentarsi sono quelli del modello di sviluppo che s’intende perseguire e dell’idea di governo che lo determina; idea di governo resa sempre più impermeabile alle istanze e alle aspettative delle classi popolari e d’intere comunità. La vicenda petrolifera lucana, come dimostra il silenzio calato sullo straordinario risultato del 17 aprile scorso – quando le lucane e i lucani si espressero, a grande maggioranza, contro la 'petrolizzazione' dei nostri mari – non è indifferente al modello di rappresentanza che s’intente perseguire attraverso lo stravolgimento della Carta Costituzionale, il cui portato rischia di trasformare il governo centrale in un Leviatano dai poteri sconfinati. Ai cittadini, che spesso hanno dimostrato maggiore acume di classi dirigenti sempre più subalterne ai poteri forti, deve essere restituito un potere d’indirizzo e controllo reali. È anche per questo che al referendum costituzionale sosterremo con convinzione le ragioni del NO".

Bas 05

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